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The Book of Veles

The Book of Veles

Con Jonas Bendiksen

La mostra sarà visibile il 3 Maggio dalle ore 16:00.

The Book of Veles non è solo un libro fotografico, è un'operazione giornalistica, artistica e mediatica. L'autore Jonas Bendiksen lo ha iniziato come progetto di fotografia documentaria sulla città macedone di Veles, considerata l'epicentro della produzione di fake news durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Lì giovani locali esperti di tecnologia hanno creato centinaia di siti web che si spacciavano per portali di notizie politiche americane, e contribuendo all'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti.
Oltre a documentare fotograficamente questo improbabile centro di disinformazione, Jonas ha intrecciato le sue fotografie della città macedone con estratti di un antico libro sulla storia di Veles, il dio slavo precristiano della malizia, del caos e dell'inganno (testo smascherato come un falso dalla maggior parte degli scienziati). Nel suo "nuovo" The Book of Veles la connessione tra queste due diverse storie di Veles rappresentano gli sforzi storici e attuali per produrre disinformazione e caos.
Ma l'autore non si è fermato qui.
L'uscita del libro è stata accompagnata da una proiezione pubblica delle immagini al Festival Internazionale di Fotogiornalismo "Visa pour l'Image" a Perpignan in Francia. Solo dopo è uscita una sua intervista sul sito dell'agenzia Magnum dove Jonas ha svelato che sia alcuni soggetti delle sue fotografie sia alcuni testi del libro erano falsi, da lui prodotti tramite intelligenza artificiale ("la storia su Veles è vera, ma tutti i miei contenuti sono falsi").
Un ulteriore inganno, un ulteriore falso. Un'operazione coraggiosa in cui è caduto tutto il mondo del giornalismo, e che ha contribuito a farci riflettere sui meccanismi di produzione delle fake news, sulla facilità di manipolazione dell'informazione e sulla difficoltà dei mass media nell'arginare il fenomeno del deep fake.

Jonas Bendiksen
A 19 anni ha ottenuto uno stage di un anno presso l'ufficio londinese dell'agenzia fotografica Magnum Photos, a suo dire " un anno passato a lavorare al cospetto di quell'archivio iconico è stata la migliore formazione che potessi desiderare", nonostante lo abbia trascorso a preparare caffè e tè, correre all'ufficio postale, rispondere al telefono e archiviare stampe e diapositive.
Terminato il tirocinio è partito per la Russia per provare a diventare lui stesso un fotografo. Si è innamorato perdutamente dell'ex Unione Sovietica e ha finito per passarci diversi anni, realizzando immagini raccolte nel suo primo libro, Satellites - Photographs from the Fringes of the ex Soviet Union, uscito nel 2006.
Affascinato dalle enclavi e dalle persone che vivono in comunità isolate, nel 2005 ha avviato un progetto sugli slums urbani. "The Places We Live" è un viaggio di tre anni attraverso quattro comunità di baraccopoli in tutto il mondo che nel 2008 è diventato un libro e una mostra con proiezioni e registrazioni vocali in un'installazione tridimensionale.

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